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Che cos’è la Giostra del Saracino

a cura di Saverio Crestini

La Giostra del Saracino è un antico gioco cavalleresco praticato nell’Arezzo medievale e caduto in disuso in età moderna; questa rievocazione, che si rifà agli antichi tornei corsi fin dal Secolo XIII e fioriti successivamente, nei Secoli XV, XVI e XVII, viene riscoperta negli anni del Fascismo, periodo in cui furono rivalutate e rivitalizzante tradizioni, feste popolari e folklore. Ad Arezzo questo clima politico culturale consentì, su proposta della Brigata Aretina Amici dei Monumenti, di riesumare gli antichi quartieri medievali[1] di Porta Crocifera, Porta Burgi, Porta Fori e Porta Santo Spirito, con i loro stemmi; la prima edizione della rinata Giostra venne organizzata in poche settimane e si svolse il 7 agosto 1931, giorno di San Donato, nella splendida cornice di Piazza Grande.

I Rioni che corsero la prima Giostra del Saracino il 7 agosto 1931:
Porta Burgi, Porta Crocifera, Porta Fori, Porta Santo Spirito e Saione

 

 Nel 1932, dopo varie vicissitudini, i quattro rioni cittadini di Porta Crucifera, Porta Sant’Andrea, Porta Santo Spirito e Porta del Foro assunsero il titolo di Società di Quartiere e vennero inquadrati all’interno dell’Opera Nazionale Dopolavoro, delegati a gestire attività sportive, tempo libero e assistenza; tutto questo pose i quartieri sotto il controllo del partito fascista, che non risparmiò energie e aiuti per il successo della manifestazione: fu sistemato lo scenario di Piazza Grande, venne compiuta una vasta azione promozionale, fu arricchito il corteo di nuovi personaggi, così che, nel 1932, la Giostra poteva ritenersi definitivamente consolidata. Da quei giorni il Saracino rappresenta un rude ed appassionante esercizio d’arme e di equitazione che si corre due volte all’anno: la penultima domenica di giugno (Giostra di San Donato) e la prima domenica di settembre (Giostra della Madonna del Conforto).

   

1932: Lo schieramento dei figuranti in Piazza Grande ed una carriera a Buratto

 

Dove si corre la Giostra e chi la corre

Il Saracino è corso in Piazza Grande e vi partecipano i quattro quartieri in cui è suddivisa la città; con il passare degli anni il termine “Società” è venuto meno, per questo si è soliti chiamare i protagonisti della manifestazione con le loro effettive diciture: Quartiere di Porta Crucifera (conosciuto anche come “Colcitrone”), Quartiere di Porta Sant’Andrea, Quartiere di Porta Santo Spirito (prima chiamato Porta del Borgo e conosciuto come quartiere della “Colombina”) e Quartiere di Porta del Foro (noto anche come “San Lorentino”).

Gli emblemi dei Quartieri:
Porta Sant’Andrea, Porta Crucifera, Porta Santo Spirito, Porta del Foro

 

La Giostra si corre sotto il giudizio insindacabile della Magistratura e agli ordini del Magnifico Maestro di Campo, colui che comanda gli armati, dispone i quartieri e sovrintende allo svolgimento della gara con pieno potere. Egli è coadiuvato e rappresentato in tutta la sua autorità dal Vice Maestro di Campo. Ogni quartiere partecipa alle carriere con due cavalli e due giostratori, che sfidano a colpi di lancia la figura di Buratto, Re delle Indie[2]. Il rione che totalizza il maggior punteggio viene decretato vincitore e premiato con la Lancia d’Oro, l’ambito trofeo della Giostra, dedicata ogni anno a personaggi o ricorrenze che hanno un forte legame con Arezzo e la sua terra.

 

In primo piano il magnifico Maestro di Campo,
la più alta autorità della Giostra.
Alle sue spalle il Vice Maestro di Campo.

 

    La prima fase della Carriera: la partenza e l’avvicinamento

 

    La fase finale: l’impatto con il Buratto

 

I quattro quartieri, nei giorni precedenti la sfida contro il Buratto, si animano fino alla sera che precede la Giostra, l’atteso momento della Cena Propiziatoria, che ha lo scopo, appunto, di propiziare la vittoria del proprio rione. In caso di successo il quartiere vincitore si recherà poi in Duomo e nella propria Chiesa per celebrare con la solenne preghiera del Te Deum e nei giorni seguenti organizzerà la Cena della Vittoria, l’evento più bello per festeggiare l’impresa dei fantini nella Piazza Grande.

La lancia d’Oro, il trofeo della Giostra


[1] Il Rione di Saione, uno dei protagonisti della prima Giostra dell’età contemporanea, non può essere collocato fra gli antichi quartieri medievali perché si trovava fuori dalle mura antiche, in quella che oggi definiremmo “periferia”. La sua, infatti, non fu una riesumazione, ma una costituzione “forzata” per rimpiazzare il quartiere di Porta Sant’Andrea, non ancora costituito nel 1931.

 

[2] Il Buratto è un simulacro di metallo ruotante, posto sopra un piedistallo di legno fissato a terra; nel braccio destro stringe il mazzafrusto, un flagello formato da tre corde munite di pesanti palle di piombo ricoperte di cuoio. Il braccio sinistro sostiene uno scudo su cui si appoggia il bersaglio: un tabellone. Quest’ultimo è diviso in quattro da una croce che presenta un centro, il punto più ambito dal valore di cinque punti, mentre il braccio destro e quello superiore della croce valgono quattro punti; nei rimanenti spazi i valori sono due e tre punti, mentre il bordo ne vale uno. Lo scopo dei cavalieri dei Quartieri  è quello di colpire con la propria lancia lo scudo del Buratto, così da far scattare la molla con cui è caricato; nell’impatto l’automa ruota su se stesso: se il giostratore viene colpito dal mazzafrusto perde punti, altrimenti viene assegnato il punteggio marcato con la lancia. Vengono corse otto “carriere”, due per Quartiere; vince chi totalizza il punteggio più alto. In caso di parità nelle “carriere ordinarie” sono disputate tante “carriere di spareggio” quante necessarie per definire il vincitore della Giostra.

 

     

Il Buratto, Re delle Indie, e il tabellone con i punteggi