Scuderie

 

Le Scuderie Bianco Verde “Franco Ricci” sono state inaugurate il 26 agosto del 2004 grazie all’incredibile lavoro dei quartieristi di Porta Sant’Andrea che si sono adoperati nella costruzione di una struttura completamente fatta “in casa”. Da anni lo staff tecnico di via delle Gagliarde progettava la creazione di un luogo dove i propri giostratori si potessero allenare e questo sogno si è realizzato proprio nel 2004, quando il Consiglio diretto è riuscito a trovare una collocazione in località Peneto. Da un terreno semi desertico è nata una piccola oasi dove i cavalieri bianco verdi si possono allenare tutto l’anno in preparazione delle giostre di giugno e settembre.

 

Adesso la struttura, disposta in una superifcie di circa 8000 mq, vanta:

– Un rettangolo per il lavoro in piano (27 x 38)

– Una lizza uguale per forma, pendenza e raggio di curvatura a quella presente in Piazza Grande (lunghezza 46m, larghezza 4m)

– 8 Box fissi

– 7 Paddock 

– Un tondino per la preparazione a terra del cavallo 

 

Nelle scuderie di Porta Sant’Andrea, sotto la supervisione del Preparatore Manuele Formelli, del Capitano Mauro Dionigi e dello staff preposto giostratori titolari e i giostratori di riserva, in preparazione delle Giostre e delle Prove Generali di giugno e settembre.

La scuderia il 27 agosto 2006 è stata  intitolata a Franco Ricci, storico giostratore faentino di Porta Sant’Andrea, autore di 9 vittorie su 22 giostre corse in Bianco Verde. Per capire meglio chi era questo grande cavaliere vi lasciamo alle parole di Carlo Fardelli, altra figura storica bianco crociata:

“Il nuovo Consiglio biancoverde, ha iniziato il suo cammino benissimo, con la Vittoria della Giostra del 17 giugno e continua a far bene. Chi ha avuto l’idea di intestare l’impianto delle nuove stalle, a Gianfranco Ricci va ringraziato per l’iniziativa e soprattutto per il riconoscimento, la gratitudine che Franco merita da tutti i quartieristi biancoverdi.
Franco è arrivato ad Arezzo nel 1968, ricordiamo ai più giovani che il quartiere fino ad allora aveva vinto solo cinque delle quarantaquattro Giostre corse: era il “Sant’Andrea poverino perde sempre il Saracino”. Dopo il suo arrivo, in solo dodici giostre le Vittorie biancoverdi erano raddoppiate! Enzo Piccoletti raccontava con malcelata soddisfazione il giorno, erano i primi di luglio del 1968, in cui, insieme con Mario Brigidi, Danilo Valdarnini e Mario Crulli “il Bazzina”, si recò a Faenza per contattare questo fenomeno di cavaliere, descrittogli da “Carlino” Ciofini. Enzo raccontava di essere partito con un certo timore, soprattutto su come sarebbero stati accolti dal Rione Rosso. Il Rione li accolse invece con entusiasmo, soprattutto il Priore Padovani, che era l’accompagnatore di Franco. Mentre spiegavano ai faentini il cartellone del Buratto e le penalità, l’attenzione dei due era attratta dal “pomodoro” al centro. Chiesero quanto valeva e gli fu risposto cinque, ma, aggiunsero gli aretini “meglio non ci pensare, troppo difficile, (il centro misurava allora 3,5 cm. e non 4,7 come oggi) se si sbaglia si va sul due!” “Vedremo in piazza” rispose sornione Franco.
Un centro fu, infatti, il primo punteggio marcato da Franco in piazza, vincendo così la prima delle sue undici Lance d’Oro, in coppia con “Tripolino”. Seguirono altre quattro Vittorie (’70, ’75, ‘76 e ’78) la prima con Vittorio Zama e le altre tre con Vincenzo Verità, poi Ricci, pressato e quasi minacciato, passò a Porta Crucifera dove rimase fino al 1985 realizzando un “cappotto” nell’80. Bisogna ammettere che ebbe molta sfortuna: perse, infatti, ben sette spareggi, alcuni anche clamorosi. Dopo le Giostre dell’85, soprattutto per merito del Rettore Giuseppe Municchi e anche mio, Franco tornò a Porta Sant’Andrea volentieri e senza nessuna condizione, accettando anche il ruolo di riserva. Nonostante questo ci furono nel Consiglio molti contrasti che portarono alle mie dimissioni. Ma negli anni a venire Franco dette molte soddisfazioni, ricordo con piacere il “Cappotto” del 1987, in particolare la seconda edizione: avevamo vinto la prima, con un po’ di fortuna e la contestata ripetizione della carriera di Massimo Montefiori, nella edizione di settembre Massimo aprì con un due (aveva marcato quattro, ma fu colpito dal mazzafrusto), S. Lorentino colpì il tre, Colcidrone e Santo Spirito il quattro. Franco si recò al pozzo fra l’indifferenza generale, in quanto ci giudicavano fuori dai giochi, ma lui, con una carriera perfetta, colpì il quattro e ruppe la lancia. “Quattro e quattr’otto s’è fatto cappotto” fu l’urlo di gioia dei quartieristi biancoverdi, che non avevano mai raggiunto questo obbiettivo.
Ci furono altre due Vittorie, nel 1989 e nel 1990, in coppia con Martino Gianni. Quella del 1990, a quarantotto anni, fu l’ultima Giostra vinta. Franco ha sempre avuto il massimo amore e rispetto per i cavalli, non dimentichiamo che tolse dalle gare la cavalla vincente “Piccolo Fiore” perché si eccitava troppo in gara e rischiava di essere colpita da un infarto. Col passare del tempo aumentava il suo amore per i cavalli e non voleva riconoscerne i difetti. Nel 1998, quando era tornato nel Rione Rosso di Faenza come allenatore di Willer Giacomoni, a soli cinquantacinque anni, morì improvvisamente per un infarto. Nella sua lunga carriera, fra Faenza, Arezzo, Ascoli, Foligno ecc. Franco ha totalizzato sessanta vittorie. L.’unico suo cruccio era quello di non aver corso il Palio di Siena. Ricordo che due “mangini” di una contrada senese, che assistevano alle prove delle Giostra dissero di lui che era “nato per stare a cavallo” ma che il suo fisico era troppo pesante per il Palio. Il giudizio gli aveva fatto tanto piacere che me lo faceva ripetere più volte in presenza di varie persone. Franco è stato un grande giostratore ma deve essere apprezzato anche dal lato umano. Pur non appartenendogli il principio decoubertiano che “l’importante è partecipare”, anche puntando sempre alla Vittoria non fu mai venale e fu sempre uomo di parola”.

Carlo Fardelli già Capitano di Porta Sant’Andrea