Duecento persone presenti, raccolti 350 euro per un progetto in Perù in favore di bambini e
adolescenti.
Un successo anche quest’anno la trentasettesima edizione del tradizionale “Tombolone di Natale” del Quartiere di Porta sant’Andrea: circa duecento quartieristi hanno trascorso la serata di sabato 26 dicembre nella sala d’armi di Palazzo san Giusto tra tombole, divertimento e solidarietà. Anche quest’anno, infatti, la dirigenza biancoverde ha confermato l’adesione alla campagna di adozioni a distanza “il Cuore si scioglie”, promossa dalla sezione soci Coop di Arezzo. Molti dei presenti hanno dovuto seguire la tombola dagli adiacenti locali del circolo ricreativo. Per finanziare i progetti di adozione a distanza e interventi di cooperazione in Italia e all’estero, l’intero incasso di una delle tombole, 350 euro, è stato devoluto alla fondazione “il Cuore si scioglie” e consegnato alla rappresentante della sezione soci Coop aretina Milena Dionigi.
“Sono molto soddisfatto del risultato, – dice il rettore del Quartiere Maurizio Carboni – ancora una volta abbiamo finalizzato un momento di aggregazione per le nostre famiglie ad un progetto di solidarietà e c’è stata una risposta di massa. Siamo felici di poter dare il nostro contributo anche a questa iniziativa, assieme ad altre.”
“Ringraziamo Porta sant’Andrea per il contributo che, ormai da anni, da ai nostri progetti, – afferma Milena Dionigi di Coop Arezzo – il quartiere quest’anno ha scelto di sostenere un progetto in Perù, sostenuto da Arci con l’associazione Manthoc, movimento di auto-organizzazione di bambini e adolescenti lavoratori. Il sostegno – spiega Dionigi – serve per ampliare le attività dei centri di accoglienza per i ragazzi lavoratori di strada a Lima, Ayacucho, e Cuzco, le Case del Manthoc, con progetti educativi, di recupero scolastico, di socializzazione, di formazione professionale, un presidio medico di base e un consultorio legale e psicologico. Verranno inoltre supportati programmi di appoggio scolastico per i bambini delle comunità andine di Catalinaya e Union Potrero, zone isolate in cui il sistema educativo statale non tiene di conto dei bisogni speciali dei bambini indios, che parlano l’antica lingua quechua e non hanno strumenti o materiali per frequentare la scuola.”